Letra de Le stagioni delle assenze de Marco Conidi
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Letra de LE STAGIONI DELLE ASSENZE de MARCO CONIDI.
( Marco Conidi )
Non c´eri
Non c´eri nelle liste elettorali di quello stupido giugno
Non c´eri in uno spettacolo teatrale sulla diga del vajont
Non c´eri in quei locali assordanti dove il suono della batteria
copre gli altri strumenti
Non c´eri sulle sue labbra
E sulla sua schiena bianca che mi ringraziava
E non c´eri nelle ombre scure di un paesaggio di montagna
Ricordo di un viaggio di fine marzo
Non c´eri nelle tessere di un blockbuster
Nei panini caldi di un venditore ambulante
Non c´eri nelle cicche sotto casa
E nemmeno nei giardini comunali dove i bambini tirano i loro
primi sassi
Alle loro prime paure
Non c´eri nemmeno nei rappresentanti che al mattino ti svegliano
col citofono
O nella morale qualunquista di una zia vecchia e acida
Non c´eri nelle mele che mordevo
E nemmeno nel bicchiere di vino accanto alla tv
E non c´eri allo stadio
O nei miei scatti lenti dei lunedì di calcio
Non c´eri nemmeno sull´espressione arrogante di quelle guardie che mi fermarono:
"lei dove crede di andare...?"
Non c´eri nella metropolitana
O nelle spinte per chi deve scendere e chi deve salire
In tutti i loro discorsi assurdi su come non si può più vivere
Non c´eri nei sorrisi dei camerieri, eroi di una vita di mance
Non c´eri...
Non c´eri...
Eppure ti sentivo
Ti sentivo come si sente l´angoscia in una strada buia mentre i piedi incontrano la pioggia
Come si sente l´abbandono in quelle luci gialle e tristi degli ascensori
Ti sentivo nelle ossa come la febbre del primo inverno
Ti sentivo nel silenzio che mi creavo nella mente
In mezzo a un traffico impazzito sulla tangenziale
Ti sentivo come un ombra, un fantasma, una profezia, una maledizione
Ti sentivo solo io, solo e sempre io
Mentre tutto quanto intorno mi diceva che tu non c´eri
... Non c´eri
Non c´eri nelle liste elettorali di quello stupido giugno
Non c´eri in uno spettacolo teatrale sulla diga del vajont
Non c´eri in quei locali assordanti dove il suono della batteria
copre gli altri strumenti
Non c´eri sulle sue labbra
E sulla sua schiena bianca che mi ringraziava
E non c´eri nelle ombre scure di un paesaggio di montagna
Ricordo di un viaggio di fine marzo
Non c´eri nelle tessere di un blockbuster
Nei panini caldi di un venditore ambulante
Non c´eri nelle cicche sotto casa
E nemmeno nei giardini comunali dove i bambini tirano i loro
primi sassi
Alle loro prime paure
Non c´eri nemmeno nei rappresentanti che al mattino ti svegliano
col citofono
O nella morale qualunquista di una zia vecchia e acida
Non c´eri nelle mele che mordevo
E nemmeno nel bicchiere di vino accanto alla tv
E non c´eri allo stadio
O nei miei scatti lenti dei lunedì di calcio
Non c´eri nemmeno sull´espressione arrogante di quelle guardie che mi fermarono:
"lei dove crede di andare...?"
Non c´eri nella metropolitana
O nelle spinte per chi deve scendere e chi deve salire
In tutti i loro discorsi assurdi su come non si può più vivere
Non c´eri nei sorrisi dei camerieri, eroi di una vita di mance
Non c´eri...
Non c´eri...
Eppure ti sentivo
Ti sentivo come si sente l´angoscia in una strada buia mentre i piedi incontrano la pioggia
Come si sente l´abbandono in quelle luci gialle e tristi degli ascensori
Ti sentivo nelle ossa come la febbre del primo inverno
Ti sentivo nel silenzio che mi creavo nella mente
In mezzo a un traffico impazzito sulla tangenziale
Ti sentivo come un ombra, un fantasma, una profezia, una maledizione
Ti sentivo solo io, solo e sempre io
Mentre tutto quanto intorno mi diceva che tu non c´eri
... Non c´eri
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