Letra de Pifferaio magico

Articolo 31

Letra de Pifferaio magico de Articolo 31
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Letra de PIFFERAIO MAGICO de ARTICOLO 31.

( Articolo 31 )

Attenzione!! ...vi racconterí² la storia del pifferaio magico, sentiamo per ordine come andarono le cose. c'era una cittí  nella valle fatata dove ogni persona era addomesticata a vivere ogni giorno in modo che la propria condotta soddisfasse il re, in un cielo blu il sole scaldava i prati, pieni di fiori gialli e profumati, le case erano grandi e tutte colorate, calde d'inverno, e fresche d'estate. per ogni abitante non c'era diversití , secondo i voleri di sua maestí , la corte decideva il modo di vestire, la lingua da parlare,
a musica da sentire, e in questa forzata uniformití  non c'era neanche un barlume di libertí : divieto di cantare, divieto di ballare, e nei locali pubblici divieto di pensare, i soli a non piegarsi a questa dittatura un pugno di topi in una fognatura, trasgredivano la legge, attaccavano il sistema sbombolando sui muri il loro emblema. all'inizio erano in pochi ma il gruppo cresceva, dal pugno che erano diventarono una schiera di ratti rappatori graffittari in pieno effetto, e i tubi delle fogne erano il loro ghetto. ogni sabato sera, nella foresta, organizzavano un concerto, una jam, una festa, perché nel bosco un pifferaio li faceva ballare, avrebbero fatto di tutto per sentirlo suonare. erano ubriachi dalle nove alle sei nato per rappare sei quello che sei, odiavano la corte, ballavano e bevevano, e il pifferaio magico quello in cui credevano. il re era preoccupato per questa agitazione: temeva l'evolversi in sovversione, lui sapeva che i topi erano a conoscenza della crescita costante della loro potenza. al pifferaio magico io devo parlare, al capo delle guardie disse: vallo a catturare, cosí alla corte quella sera entrí² un tipo strano che teneva un flauto stretto nella mano. sua maestí  disse alle guardie potete uscire: nessuno deve udire quello che gli voglio dire. pifferaio magico stammi a sentire, io possiedo di tutto e te lo sto per offrire lo so il talento non ti manca, perché sprecarlo con quella gentaglia. sai benissimo anche tu che se lo voglio io diventerai un divo venerato come un dio scarpe e magliette con sopra il tuo simbolo, donne e soldi come se piovessero, se questo ti interessa io te lo posso dare, ma prima c'é un favore che mi dovresti fare: con il tuo flauto raduna i topastri, falli divertire, bere, ballare come pazzi. sarí  l'ultima festa per quel marciume perché li spingerai giù fino al fiume, saranno cosí ubriachi da non poter più nuotare, ed uno dietro l'altro dovranno annegare, eliminata quella feccia dalla mia nazione creerí² una nuova star della canzone. il pifferaio magico rispose: va bene, e dopo sua altezza gli offrí da bere ma so che poi uscí dalla corte coprendosi il viso per nascondere l'ombra di uno strano sorriso.
il pifferaio magico aveva un piano, montí² sul suo cavallo e galoppí² lontano, e cittí  per cittí  si fermava a suonare e in ogni posto i topi faceva ballare. lo seguirono tutti nel suo viaggio nel paese,
torní² alla valle fatata ch'era gií  passato un mese e dietro lui c'erano topi a non finire, un numero enorme impossibile da dire. entrí² nella via principale, con il suo strano corteo arriví² al palazzo reale, aiuto aiuto aiuto gridí² il re terrorizzato, mi hanno abbattuto, mi hanno spodestato. il pifferaio disse scusi maestí  se ho regalato ai topi la sua cittí , ma forse almeno loro sapranno rispettare la libertí  di ognuno di fare e di pensare ...attenzione!! la libertí ' di ognuno di fare e di pensare. ...attenzione!!!
e passato molto tempo e nella valle fatata ora c'é una cittí  dove la gente é abituata a vivere ogni giorno come gli piace nel rispetto e nella pace. del pifferaio magico nient'altro io so, la sera della conquista a cavallo se ne andí² disse ai topi mi dispiace non posso restare ci sono altre cittí  altri pezzi da suonare